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Categoria: RECENSIONI
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M'accingo issa a drappeggiar di sperticate lodi una band, un cantore dal palpabile ascendente rock folkeggiante soffuso d'atmosfere meste, riflesso d'una turbolenza interiore sfociata al suo culmine in un'ardente e partecipata spiritualità, prima latente e poi manifesta, nei Per Grazia Rricevuta, approdo ultimo e probabilmente definitivo del carismatico - udite udite - Giovanni Lindo Ferretti, ramingo trovator emiliano or ora avvolto in una messianica aura di deferenza ed enigmaticità.

I suoi detrattori, i più fedeli a quella linea d'erubescenti cromie scarlatte da lui solcata per buona parte della sua carriera musicale, lo accusano di tradimento, quasi fosse un crimine imboccar altri sentieri ideologici; i suoi estimatori ne apprezzano questo musicale e personale arco evolutivo sì ricco di cangianze, introspezioni e profondità liriche.

 

Correva l'anno 1994 d'un 3 giugno...

I Consorzio Suonatori Dipendenti s'esibiscon in un concerto al chiuso raccogliendo l'invito esteso loro dall'emittente televisiva VideoMusic di partecipar al programma Acoustica. L'unplugged che ne risulta, In Quiete, si qualifica come una perla rifulgente di luce propria ch'estasia d'immenso membra e sensora dell'ascoltatore! Sorti dalle ceneri dei CCCP - Fedeli alla Linea, primigenie vestigia di Ferretti e compagnia punkettara, i CSI ne riesumano, in questo live, alcune ballate riproponendole in chiave intimisticamente acustica (Stati di Agitazione, Depressione Caspica, Allarme, And the Radio Plays e Io Sto Bene ). Al netto poi d'un paio di covers, i restanti brani son prossoché tratti dall'album d'esordio Ko de Mondo (In Viaggio, Memorie di una Testa Tagliata, Palpitazione Tenue, Occidente, Fuochi nella Notte di S.Giovanni, Del Mondo).

Dallo sfondo del video va stagliandosi sulla destra la dimessa sagoma d'un uomo su d'una seggiola assiso e ricurvo in avanti: è quella d'un allampanato Ferretti, che si porta appresso i segni del tumore di cui è afflitto. Volto scavato, carnagione cinerea. Eppure ciò non gl'ha impedito di prodursi in una mirifica performance. La band appare misticamente disposta in cerchio.

I sipari s'alzan sulle note di In Viaggio, brano qui rielaborato, a far da contraltare alle sovraincisioni chitarristiche della versione originale, in modo pulito ed essenziale dal pianoforte, che vien accompagnato da un evocativo coro all'unisono della band. Segue il successivo e prolisso inedito Inquieto, inizialmente cadenzato da un minimale inceder di piano e chitarra acustica sovresso cui evanescenti vocalizzi femminei scivolan elegantemente alternandosi in rival contesa alle di lui basse timbriche, poi prorompendo via via in un trionfo di chitarre sempre più distorte, al volger del cui epilogo s'apre l'altrettanto magniloquente Memorie di una Testa Tagliata, dove le chitarre fan da sfondo ed il piano da proscenio. Ma se sin ad ora le chitarre han dato un solo timido cenno di presenza, ecco che ex abrupto entran in scena da protagoniste assieme alla batteria nella frenetica Stati di Agitazione, e se dopo la tempesta arriva la quiete, la seguente Palpitazione Tenue, dal canto scandito da ritmiche esclusivamente batteristiche, ne rappresenta la trasposizione in note.

Subentra dunque Depressione Caspica, una ballata dal sapore western, nella melodia; imperniata sulla caduta dell'URSS, nei testi. Mentre la successiva Occidente è sorretta da vispi e mondani fraseggi folkloristici. È il turno di Allarme, una tangheggiante ballata, a tratti da chiar di luna parigino, a tratti claustrofobica, rispetto all'originale discostatasene sideralmente. La quale apre le porte al dittico di covers accennato a fior di labbra qualche paragrafo addietro: la prima è Lieve dei Marlene Kuntz, che malinconicamente sfuma in rimandi psichedelici in simbiotica sinergia con un efficace passo canoro; la seconda è Aria di Rivoluzione di Franco Battiato, riveduta in un'irata versione gridata a cappella. Passando in rapida e conclusiva carrellata gl'ultimi quattro atti di quest'opera, Fuochi nella Notte di S.Giovanni spicca per le sue rievocazioni dal bucolico tepore; And the Radio Plays è esoticamente ricamata su calde ed avvolgenti melodie reg o quasi; Io Sto Bene, quinta ed ultima riesplorazione dei CCCP, tratteggia un caotico momento punkeggiante ; dulcis in fundo, la chiusa Del Tempo desta il nostalgico eco di rimembranze sopite facendo leva sui consueti giri di piano e le distorsioni di chitarra elettrica.

 

 

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