ILLAZIONI COMPLOTTARDE

Qualche stoccata in punta di fioretto, tanto per iniziare...

Vedo che intonate all'unisono la stessa giaculatoria in favore dell'uscita della Grecia dall'euro-zona, come se in Europa l'avessero osteggiata secondo un qualche oscuro complotto (evidentemente, la Germania, che è esposta per una sessantina di miliardi di euro nei riguardi della Grecia, sarà felice di vederseli andar in fumo in un colpo solo!). Ora, seriamente, se il governo di larghe intese ellenico deve decider su quale albero impiccarsi, per i greci una scelta penso valga l'altra (quelli che son per restare in Europa, per caso, cosa sono? complici del complotto?). Ma avrei delle domande da rivolgere a voi euro-scettici (e qui lo spettro è piuttosto trasversale: si va dai leghisti ai comunisti, passando per i pentastellati ed i fascisti)...

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Ho acquistato un ottimo libretto intitolato Dizionario delle balle dei politici e degli antipolitici, ovvero come difendersi dalle favolette e capire come statto veramente le cose, scritto da un giornalista del blog il Post, Davide Maria De Luca, il quale focalizza, per sommi capi, l'attenzione su tutti gl'argomento d'attualità della politica italiana, attraverso un rigoroso metodo di fact checking (quindi avvalendosi del supporto d'esperti d'ogni settore in cui s'è addentrato): dal fiscal compact alla questione degl'F35; dal bilancio truccato della Grecia al decreto Bankitalia. Ora scalderò un po' gli animi... Mi soffermo sull'argomento più spinoso: quello del fiscal compact.

NON è vero, come sostengon i cosiddetti euro-scettici, che l'Italia è chiamata ad una politica di rigore basata su una riduzione della spesa pubblica da 50 miliardi di euro ogni anno. Questo scellerato patto finanziario, da quello che ho capito, prevede fondamentalmente che si rispettino due vincoli: 1) il mantenimento del deficit strutturale sotto la soglia dello 0,5% del pil; 2) la riduzione annuale del rapporto fra debito e pil (debito/pil) di un ventesimo della differenza fra il debito attuale (nel nostro caso, circa il 135% del pil) e quello finale (stabilito nella percentuale del 60% sul pil). Da dove sbucan fuori quei 50 miliardi? Semplicemente, facendo la differenza fra debito attuale e quello finale, cioè 135% - 60% = 75%; dividendone il risultato per 20, cioè 75%/20 = 3,75%; esprimendone la percentuale così ottenuta in valore assoluto: circa 75 miliardi di euro, in considerazione del fatto che il debito pubblico è sui 2100 miliardi di euro. Tuttavia, perché il rapporto debito/pil risenta d'una riduzione, non occorre agire per forza sul numeratore: nel nostro caso, basta che il pil aumenti in termini nominali (cioè al lordo dell'inflazione), secondo le stime del governo, di circa il 2,5% ogni anno. La BCE si sta adoperando affinché il tasso d'inflazione nell'euro-zona raggiunga il 2% annualmente, ed in tal maniera all'Italia potrebbe bastar un incremento del pil reale d'uno 0,5% all'anno (nel caso peggiore anche dell'1%, l'1,5%).

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Sto da un po' di tempo informandomi su questo lusso... anzi aborto ideologico denominato MMT, sul quale ha evidentemente esercitato un fascino suadente l'impostazione turbo-statalistica dei regimi dittatoriali (e, guarda un po', i vari rifondaroli, vendoliani e compagnia proletaristico-borghese ne sostengono a vele spiegate le strampalate tesi... tanto a loro cosa importa, dall'alto dei loro scranni lavorativi garantiti vita natural durante?). Il compagno miliardario, nonché - parole sue - puttaniere, Barnard, il cui nominativo si perde in giochi barocchi d'allitterazioni con quello del fu matematico Russel Bertrand, artistocratico professor di gran carriera accademica che scrisse, udite udite, un libro celebrativo dell'adagiamento sugli allori al fine di gozzovigliar d'ambrosia, e cioè Elogio dell'Ozio, m'induce a credere che davvero il socialismo non sia altro che una linea politica ritagliata su misura per i ricchi, una sorta di gemello speculare del turbo-capitalismo: ideologie così reciprocamente distanti da perdersi l'una nella spira dell'altra, in quanto, percorrendo ciascuna una propria traiettoria circolare d'una stessa circonferenza, a furia di distanziarsi l'una dall'altra han fatto il frontale! 

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Ora come ora, con la rivalutazione di Bankitalia da 156mila a 7,5 miliardi di euro, le 300mila quote di partecipazione in cui ne è suddiviso il capitale nominale detenute da una sessantina fra banche private, assicurazioni, fondi pensionistici ed istituti previdenziali avran un valore di 25mila euro ciascuna (prima, a titolo d'esempio, Banca Carige le proprie quote le valutava 79.956 euro ciascuna; Monte dei Paschi di Siena 57.600 euro; Banca Marche 2.765 euro; Unicredit 4.311 euro): il valore per una singola quota è dato dal rapporto fra il valore del capitale ed il numero di quote totali (7,5 miliardi di euro/300mila quote = 25mila euro a quota). Nel 2001, sotto Tremonti, era stato concesso alle banche di rivalutare le proprie quote, e questo spiega la ragione per cui ci siano banche con quote già rivalutate.

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  Il mancato premio Nobel Renato Brunetta, cari viados, tempo addietro se ne venne fuori con un trittico di bordate mendaci inducenti a pensar che sia più alto che intelligente, malgrado abbia addotto a vanto personale il fatto d'aver amici insigniti del prestigioso riconoscimento e d'esser più acuto di loro, anche se - parole sue - non di molto... Diciamo una mezza sega in più, e non se ne parli più! D'accordo? Bene. Elenchiamole e confutiamole!

Quando s'è soliti usar i trampoli, capita che si faccian dei voli pindarici. Ed infatti...

 

 1) In riferimento al gettito delle rendite finanziarie, pari a 13 miliardi di euro e calcolato in ragione del 20% sull'imponibile, aveva fatto capolino dalla sua tana sostenendo che, aumentandone l'aliquota del 6%, il rispettivo surplus sarebbe valso solo 780 milioni, non già 2,6 miliardi come sostenuto dai ministri renziani. Perché trattavasi d'una corbelleria? Semplice: l'aspirante Nobel s'era ricavato il 6% di 13 miliardi, risultante effettivamente pari a 780 milioni, invece di calcolarlo sull'imponibile! Ora, facendo una botta di conti molto approssimativi, moltiplicando per 5 il gettito, si risale all'entità delle rendite: 65 miliardi, il cui 6% corrisponde a 3,9 miliardi. Dunque, quei 2,6 miliardi, così ad occhio e croce, immagino sian il risultato di stime prudenziali.

Che fosse in provocatoria malafede, l'energumeno tascabile (D'Alema docet)? Supponiamo di sì e veniamo alla seconda fregnaccia...

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