RECENSIONI
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Un paio d'anni fa uscì l'ultimo film di Robin Williams: Boulevard, forse - chissà - un epitaffio presagistico delle sue estreme intenzioni. Si cala nelle vesti d'un uomo di banca, Nolan, che vive, in forza delle sue adombrate tendenze omosessuali, una tormentata vita con la moglie, Joy, insegnante d'inglese, caparbia nella sua volontà d'abbattere questo muro di latente separazione coniugale.
Tutte le sceneggiature sfumano claustrofobicamente in cromie cupe a rivaleggiare con un profondo malessere interiore di Nolan che in lui prorompe in rassegnati sguardi spenti, dimessi.
Di quell'energia vitale che lo faceva da traino in Patch Adams, Good Morning Vietnam, L'Attimo Fuggente (giusto per menzionare alcuni dei suoi film a sfondo drammatico, senza nulla togliere a quelli da famiglia, quali Hook-Capitan Uncino e Mrs Doubtfire), in Boulevard non ve n'è più traccia.
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M'accingo issa a drappeggiar di sperticate lodi una band, un cantore dal palpabile ascendente rock folkeggiante soffuso d'atmosfere meste, riflesso d'una turbolenza interiore sfociata al suo culmine in un'ardente e partecipata spiritualità, prima latente e poi manifesta, nei Per Grazia Rricevuta, approdo ultimo e probabilmente definitivo del carismatico - udite udite - Giovanni Lindo Ferretti, ramingo trovator emiliano or ora avvolto in una messianica aura di deferenza ed enigmaticità.
I suoi detrattori, i più fedeli a quella linea d'erubescenti cromie scarlatte da lui solcata per buona parte della sua carriera musicale, lo accusano di tradimento, quasi fosse un crimine imboccar altri sentieri ideologici; i suoi estimatori ne apprezzano questo musicale e personale arco evolutivo sì ricco di cangianze, introspezioni e profondità liriche.
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Al di là dell'antisemitismo di Lars Von Trier (aspetto chiaramente giustificabile dai soliti radical chic vendoliani come provocazione fine a sé stessa da contestualizzare nelle sue bizzarrie comportamentali ed anti-imperialistiche), quelli che lo consacran ad icona dell'anticonformismo anche per via d'un qualche eccesso eroticheggiante a far da sfondo ad alcune delle sue opere cinematografiche, forse van trascurando di come sia precipitato di schianto fuori tempo massimo (9 songs, Shortbus, Baise Moi, et similia orribilia) nel pantano della sessualità esplicita: trama improbabile in cui un emaciato, cinereo ebreo nella sua senescenza più grinzosa - esagero - ritrova, svenuta, una ninfomane bruttina più che mai, nonché colma d'ecchimosi in volto riconducibili ad un pestaggio, distesa a terra in un qualche vicolo oscuro di città; naturalmente le presta il dovuto soccorso portandola a casa propria. Ridestatasi un pochino pochetto, la ninfo in questione si produce in una confessione di tutte le sue smargiassate di gioventù, imbastendo con l'ometto ebreo dialoghi sul senso della vita e via cianciando:
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Disarmonia Mundi - The Isolation Game
Questo duo del circondario torinese ha del notevole talento! Sebbene i Disarmonia Mundi li preferisca nella loro prima forma, quella dall'approccio puramente metal di Nebularium, album scandito da un tecnico incedere death metal che rimanda al Gothenburg sound, la virata verso il metalcore - di cui son, in linea generale, un fervente detrattore, dato che le metamorfosi musicali in chiave moderna non di rado risultano di fattura scadente - non s'è rivelata, alle mie orecchie, per nulla traumatizzante: decisamente groove, tecnici, adrenalinici e con ancora rimandi melodic death. Una perla ibrida che può metter in sintonia sia i puristi del metal che quelli dell'hardcore/metalcore. Davvero bravi, 'sti Ettore Rigotti e Claudio Ravinale.
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Therion - Theli
L'approccio al metal dei Therion ha risentito d'innumerevoli metamorfosi stilistiche lunghesso quel variopinto arco di carriera ad oggi non ancora giunto all'epilogo. Nati nel remotissimo '87 come death metal band prima maniera, la loro avventura evolutiva in altri generi prese l'abbrivio già al calar della prima metà degl'anni '90, arricchendola di sonorità arabescate, sofisticazioni sinfoniche, cori operistici. Dopo una breve parentesi dagl'ascendenti thrasheggianti, identificabile in quel capolavoro di Lepaca Kliffoth (nel qui sotto lettore mp3 è possibile ascoltarne una traccia: Riders of Theli), l'approdo al symphonic metal fu sancito da Theli. Correva l'anno 1996...
Leggi tutto: Therion - Theli & Ephel Duath - The Painter's Palette
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