Borknagar - Urd

Ultimo dei nove albums di questa side-project band composta da autentiche pietre miliari del panorama avantgarde/viking/folk/blackish metal (Vortex degl'Arcturus, Lazare dei Solefald, Vintersorg dell'omonimo gruppo). I Borknagar, il cui nome altro non è che un'anagramma di Ragnarok con l'aggiunta d'una b, nacquero al calar della prima metà degl'anni '90 per volontà di Øystein Garnes Brun, col proposito di dar i natali ad una creatura ibrida che coniugasse la feroce e brada furia del black metal a delle cangianti complessità sinfoniche e canore a proromper in trionfi di rivaleggiante frenesia. Urd, a mio avviso, rappresenta il loro apice compositivo (senza nulla togliere ad Empiricism, uno dei massimi capolavori del metal estremo tutto). Sicuramente uno dei migliori lavori che il variegato panorama metal s'è offerto di donarci negl'ultimi anni. Solo per gl'amanti e simpatizzanti del genere. Astengansi tutti gli altri, cui tutt'al più ne caldeggio tiepidamente l'ascolto con parole profferite a fior di labbra (ognuno si trinceri nella propria turris eburnea, ché delle cosiddette ampie vedute ne si può far tranquillamente a meno; ché ad avventurarsi nell'underground con calzari di primo paio, c'è il rischio li si rovinino un tantinello, ed immagino che a vossignoria ciò non sia proprio accomodante).

On Thorns I lay - Crystal Tears

Benché degl'ellenici e camaleontici On Thorns I Lay preferisca le atmosfere arabescate di Orama, improntate ad un esotico ed onirico doom/death metal scandito da voci cavernose e, a far loro da contraltare, da evanescenti vocalizzi femminei, la virata impressa al loro genere in Crystal Tears risulta decisamente cadenzata sopra un incedere goticheggiante su cui una mirifica ed ipnotica viola scivola elegantemente alternandosi a delle romanticheggianti trame di pianoforte, malgrado le chitarre echeggino nostalgicamente delle ritmiche doom dei loro albori; il tutto malinconicamente venato da una voce femminile, qui rivestita d'un ruolo predominante, a cui fan da sfondo introspettivi sussurrii maschili. Eccovi il metal in una delle sue versioni meno note al comun vulgo: quella più poetica e romantica. Stay doomish!   

 

 

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