Come segnalatovi a più riprese, questo blog nasce anche come aggregatore di notizie, stralci di libri et similia, oltreché esser una trasposizione del mio profilo di facebook, con tutti gl'annessi e connessi.

Per la serie chi più legge, più pensa di divenir intelligente, riporto uno stralcio tratto da L'archivio Mitrokhin - Le attività segrete del KGB in occidente, scritto dallo storico Christopher Andrew in collaborazione con l'ex-archivista dell'FCD (primo direttorato centrale del KGB, la sezione dedicata alle informazioni estere), Vasilij Mitrokhin, scappato con la propria famiglia da Madre Russia con decine di migliaia di documenti segreti, zelantemente ricopiati nell'arco di anni e anni d'attività burocratica e nascosti in una dacia di campagna. La lettura di questo monolite di 700 e passa pagine scorre, riga dopo riga, assai gradevolmente (al momento son giunto al termine del primo capitolo, ed il piglio narrativo rievoca lo stile del romanzo poliziesco). I nazi-comunisti, quelli che fan dell'ortodossia ideologistica il proprio pane quotidiano da anteporre alla verità laddove questa risulti scomoda, seguitino a darsi al becero negazionismo! Non posson far altrimenti.

 

L'invasione dell'Afghanistan

<<I DOCUMENTI DEL KGB che ebbero il più forte impatto emotivo su Mitrokhin furono quelli della guerra in Afghanistan. Il 28 dicembre 1979, Babrak Karmal, il nuovo leader afgano scelto da Mosca per richiedere "assistenza fraterna" all'Armata Rossa che aveva già invaso il Paese, annunciò da Radio Kabul  che il suo predecessore, Hafizullah Amin, un "agente dell'imperialismo americano" era stato giudicato da un "tribunale rivoluzionario" e condannato a morte. Dai dossier sulla guerra che inondava gli archivi, Mitrokhin scoprì presto che Amin in realtà era stato assassinato insieme alla sua famiglia e ai suoi collaboratori durante un assalto al palazzo presidenziale di Kabul effettuato dalle forze speciali del KGB, travestite con uniformi afgane.

Le impiegate che archiviavano i rapporto di guerra del KGB, dopo che erano stati fatti circolare nel Politbjuro e negli altri organi della gerarchia sovietica, avevano così tanto materiale da sistemare, che a volte sottoponevano all'approvazione di Mitrokhin trenta dossier alla volta. Gli orrori registrati in quei documenti venivano accuratamente nascosti al popolo sovietico. I media mantenevano una congiura del silenzio sulla distruzione sistematica di migliaia di villaggi afgani ridotti a gruppi sperduti di case di fango disabitate e semidistrutte; sulla fuga di quattro milioni di rifugiati; sulla morte di un milione di afgani in una guerra che Gorbaciov in seguito definì un "errore". Le bare dei 15mila soldati dell'Armata Rossa uccisi nel conflitto venivano scaricate negli aeroporti sovietici in silenzio, senza la pompa militare e la musica solenne che, tradizionalmente, accoglievano gli eroi caduti, al loro rientro nella madrepatria. I funerali erano celebrati in segreto, e alle famiglie veniva detto semplicemente che i loro cari erano morti "adempiendo il proprio dovere di internazionalisti". Alcuni furono sepolti in un tratto di terreno vicino alle tombe dei genitori di Mitrokhin, nel cimitero del monastero Kuzminskij. Sulle loro pietre tombali non poteva esserci nessun riferimento all'Afghanistan. Durante la guerra in Afghanistan, Mitrokhin sentì per la prima volta a Jasnevo delle critiche esplicite alla politica sovietica da parte dei suoi colleghi più schietti. "Questa guerra non ti fa vergognare di essere russo?" gli chiese un giorno un colonnello dell'FCD. "Vergognarmi di essere sovietico, vorrai dire!" sbottò Mitrokhin. Quando Mitrokhin andò in pensione, nel 1984, era ancora turbato dalla guerra afgana. Passò il primo anno e mezzo esaminando i suoi appunti, estrapolando il materiale sull'Afghanistan e raccogliendolo in un grosso volume secondo una narrazione logica. Nonostante Gorbaciov avesse proclamato la glasnost dopo essere diventato capo del partito nel 1985, Mitrokhin credeva che il sistema sovietico non avrebbe mai permesso che venisse raccontata la verità su quella guerra. Tuttavia, iniziò a pensare sempre più spesso a come trasportare il suo archivio in occidente, per farlo pubblicare.>>

La disinformatija sovietica

<<ALCUNI DEI DOSSIER trascritti da Mitrokhin mostrarono in modo vivido la ferocia con cui il Centro (il quartier generale del KGB) tradizionalmente ha reagito alla fuga di notizie segrete sulle sue passate operazioni all'estero. La pubblicazione, nel 1974, del libro di John Barron, KGB: The Secret Work of Soviet Secret Agents, basato sulle informazione di disertori sovietici e di servizi segreti occidentali, generò non meno di 370 valutazioni danni e altri rapporti del KGB. Il residente a Washington, Michail Korneevic Polonik (nome in codice ARDOV), fu incaricato di ottenere tutte le informazioni possibili su Barron, allora caporedattore del Reader's Digest, e di suggerire dei modi "per comprometterlo".

La maggior parte delle "misure attive", usate dal KGB nei suoi tentativi di screditare Barron, sfruttava le sue origini ebraiche, ma le false accuse di far parte di una cospirazione sionista (uno dei temi preferiti della disinformazione sovietica) sembrano aver avuto scarsa risonanza al di fuori del Medio Oriente.

Le "misure attive" usate contro alcuni dei giornalisti che scrissero articoli basati sul libro di Barron, furono più fantasiose. Versioni alterate di "schede segnaletiche" in bianco dall'archivio della Stapo austriaca (la polizia di sicurezza), ottenuto in precedenza dagli agenti del KGB, venivano usate per compromettere quei giornalisti austriaci che si riteneva avessero usato materiale tratto dal libro di Barron per minare la politica "amante della pace" dell'Unione Sovietica. Sulle schede, annotazioni artificiose preparate dal Servizio A, gli specialisti dell'FCD "in misure attive", volevano dimostrare che la Stapo riteneva che i giornalisti in questione fossero in combutta con la CIA. Poi fecero circolare delle fotocopie delle schede tra i media austriaci. Gli appunti di Mitrokhin elencano altre contromisure del KGB contro il libro di Barron in Paesi lontani come Turchia, Cipro, Libia, Libano, Egitto, Iran, Kuwait, Somalia, Uganda, India, Sri Lanka e Afghanistan.

L'altro studio del KGB che più suscitò la collera del Centro, fu quello pubblicato nel 1990 da Christopher Andrew e Oleg Gordievskij, KGB: THe Inside Story of Its Foreign Operations from Lenin to Gorbaciov, basato sui documenti del KGB e su altre informazioni ottenute da Gordiesvskij, mentre lavorava come agente britannico all'interno del KGB dal 1974 al 1985. Il Centro, come prevedibile, rispose con misure attive contro il libro e i suoi autori. (Alcune indicazioni della sua incessante ostilità verso Gordievskij sono fornite dal fatto che, nel momento in cui scriviamo, è ancora condannato a morte a Mosca.)

Tuttavia ci fu un'importante novità nella reazione del KGB, e in particolare del suo presidente, alla pubblicazione della storia di Andrew e Gordievskij. Nel settembre del 1990, in un "ordine del presidente" top scret, che sottolineava l'importanza dell'opera di influenzamento e di altre misure attive ("una delle funzioni più importanti dell'intelligence estera del KGB"), Kriuckov dispose che "si facesse maggior uso del materiale d'archivio" per diffondere un'immagine "positiva" del KGB e dei "suoi casi più celebri."

Il primo approccio a uno scrittore occidentale con l'offerta di materiale tratto dagli archivi del KGB allo scopo di creare questa immagine "positiva", fu fatto al volubile John Costello, uno storico britannico free-lance, che combinava il gusto per la ricerca con una certa inclinazione alla teoria della cospirazione. Nel 1991 Costello pubblicò un libro sull fuga misteriosa in Gran Bretagna, cinquant'anni prima, del vice di Hitler, Rudolf Hess: basandosi sui documenti del KGB selezionati dall'SVR e anche su altre fonti occidentali, sosteneva (in maniera non plausibile, secondo la maggior parte degli esperti del periodo) che la chiave dell'intera faccenda fosse un complotto del servizio informazioni britannico. Due anni dopo, in collaborazione con il consulente dell'SVR (ed ex funzionario dell'FCD) Oleg Carev, Costello pubblicò la biografica, un po' meno controversa, di Aleksandr Orlov, un funzionario del servizio informazioni sovietico tra le due guerre. In copertina la biografia veniva descritta come "il primo libro tratto dagli archivi del KGB: i segreti del KGB che il governo britannico non vuole che leggiate". Il libro si apriva con i ringraziamenti all'ex presidente del KGB ormai caduto in disgrazia, Vladimir Kriuckov, e all'ultimo capo dell'FCD, Leonid Vladimirovic Sebarsin, per aver avviato il progetto. Costello aggiuse una nota di "gratitudine personale" all'SVR "per il costante sostegno fornito a questo progetto, che ha stabilito un nuovo precedente di apertura e oggettività nello studio della storia dei servizi segreti non solo in Russia, ma in tutto il mondo".

La combinazione Costello-Carev diventò il modello per altre collaborazioni tra autori russi selezionati o approvati dall'SVR e scrittori occidentali (tra cui compaiono sia storici famosi, sia un importante agente della CIA ora in pensione): un progetto inizialmente sostenuto, ma poi abbandonato, dalla casa editrice Crown negli Stati Uniti. Per ciascun volume della serie, che affronta vari temi, dal periodo tra le due guerre all'inizio della Guerra Fredda, l'SVR ha concesso agli autori accesso esclusivo a copie di documenti un tempo segretissimi, selezionati dagli archivi del KGB. Tutti i libri pubblicati finora contengono del materiale nuovo, interessante e talvolta importante;  alcuni sono anche notevoli per la qualità dell'analisi storica. La loro debolezza principale, di cui non si possono incolpare gli autori, è che la scelta dei documenti del KGB su cui si basano è stata fatta dall'SVR. Oltre ad aver iniziato una serie unica di narrazioni storiche scritte con la sua collaborazione e destinate a essere pubblicata in Occidente, l'SVR ha prodotto un grande numero di opere meno sofisticate per il mercato russo. Nel 1995, per commemorare il 75esimo anniversario della fondazione dell'intelligence estera sovietica, di cui si considera l'erede, l'SVR ha pubblicato un volume sulla carriera di 75 ufficiali del servizio informazioni, tutti, a quanto pare, senza macchia e senza paura: il che differisce ben poco dalle agiografie acritiche dell'epoca del KGB. Nel 1995 l'SVR iniziò anche a pubblicare una storia ufficiale in più volumi sulle operazioni del KGB all'estero, opera che, nel 1997, aveva raggiunto l'inizio della Grande guerra patriottica. Benché sia una miniera d'informazioni concrete perlopiù attendibili, anch'essa presenta una visione selettiva ed epurata della storia del servizio segreto sovietico. Conserva anche, in una forma pietosamente attenuata, alcune delle tradizionali "teorie della cospirazione" del KGB. il redattore della storia ufficiale, Lollj Zamojskij, in precedenza era un importante analista dell'FCD, ben noto nel Centro e nelle residenze estere per la sua teoria di un complotto globale massonico-sionista. Nel 1989 pubblicò un volume grandiosamente intitolato Behid the Facade of the Masonic Temple [Dietro la facciata del Tempio Massonico], dove, tra le altre cose, accusava i massoni dello scoppio della Guerra Fredda.

La logica sottesa alla selezione dell'SVR di argomenti e documenti per le storie delle passata operazioni è di presentare l'intelligence estera sovietica come un servizio fidato e altamente professionale, che assolve più o meno alle stesse funzioni dei suoi corrispettivi occidentali ma, quasi sempre, li batte. Persino sotto Stalin l'intelligence estera sovietica viene presentata come la vittima piuttosto che come l'artefice del Terrore, anche se sul finire degli anni Trenta la sua priorità principale divenne dare la caccia ai "nemici del popolo" all'estero. Similmente, l'SVR cerca di distanziare le operazioni dell'intelligence estera dell'FCD durante la Guerra Fredda, dalle violazioni dei diritti umani perpetrate dal KGB in Unione Sovietica. In realtà, la lotta contro la "sovversione ideologica" in patria e all'estero era accuratamente coordinata. Il KGB assunse un ruolo centrale nella repressione della rivolta ungherese nel 1956, nella soppressione della Primavera di Praga nel 1968, nell'invasione dell'Afghanistan nel 1979 e nella pressione sul regime polacco per distruggere Solidarnosc nel 1981. Alla persecuzione dei dissidenti all'interno dell'Unione Sovietica erano strettamente collegate le operazioni PROGRESS dell'FCD contro i dissidenti del resto del blocco sovietico e la costante persecuzione di chi si era rifugiato in Occidente. A metà degli anni Settanta la guerra dell'FCD contro la sovversione ideologica incluse persino alcune operazioni contro capi comunisti occidentali, accusati di aver deviato dalla rigida linea di partito di Mosca. Su queste operazioni, e su molte altre, l'archivio di Mitrokhin contiene una grande quantità di materiale tratto dagli archivi del KGB, che l'SVR è tuttora ansioso di nascondere all'opinione pubblica. A differenza dei documenti selezionati dall'SVR per essere resi noti, nessuno dei quali è successivo ai primi anni Sessanta, l'archivio Mitrokhin copre quasi tutto il periodo della Guerra Fredda: gran parte del suo materiale a Mosca è ancora considerato della massima segretezza. Gli originali di alcuni dei documenti più importanti annotati o trascritti da Mitrokhin forse non esistono più. Nel 1989 fu distrutta la maggior parte dell'enorme dossier in più volumi sul dissidente Andrej Sacharov, che era stato stigmatizzato da Andropov come "nemico pubblico numero uno". Poco dopo Kriuckov annunciò che stavano distruggendo tutti gli archivi su altri dissidenti accusati in base all'infame articolo 70 del codice penale (agitazione e propaganda antisovietica). In un certo numero di casi, gli appunti di Mitrokhin possono essere tutto quello che è rimasto. Grazie a Vasiliij Mitrokhin, quello che John Costello nel 1993 elogiava come il "nuovo precedente di apertura e oggettività nello studio della storia dei servizi segreti", stabilito da Kriuckov e dai suoi successori dell'SVR, si è ampliato ben oltre qualsiasi limite che essi avrebbero potuto prevedere.>>

 

 

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