Premessa

Le nefandezze perpetrate dai regimi russi su suolo georgiano e ceceno son ampiamente documentate e testimoniate da giornalisti freddati a suon di torture e/o revolverate, come Anna Politoskaia, assassinata PROPRIO NEL GIORNO IN CUI IL BUON VLADIMIRO COMPIVA GLI ANNI; oppure come il giornalista italiano Antonio Russo, trovato morto con chiari segni di torture che rimandavano al modus operandi proprio dei servizzi segreti russi (in un vibrante manifesto di denuncia in forma di dossier, Giorgio Fornoni ha riportato per filo e per segno la testimonianza della Politoskaia; ciò dovrebbe strappar grida di condanna, invece d'indurre a far della riprovevole apologia, che allignava serpeggiante nei simpatizzanti di SB, trovandovi evidentemente un terreno sin troppo fertile in forza della sua amicizia con lo zar Putin I). Ora, poniamo in enfasi i passi salienti del conflitto russo-georgiano che vedevan, sette anni fa, l'allora presidente della Georgia, Mikheil Sakhashvili, sul piede di guerra contro Putin, giacché è questo l'argomento principe su cui c'è disinformazione.

 

Ed allora...

La commissione dell'Unione Europea, le Nazioni Unite e l'OCSE han reso di dominio pubblico il rapporto inerente al conflitto russo-georgiano consumatosi nell'agosto del 2008 (http://91.121.127.28/ceiig/index.html ). In suddetto documento vengon mosse delle critiche alla Georgia in quanto scesa per prima sul piede di guerra, ed alla Russia per aver calpestato fior di trattati internazionali e leggi. Nel rapporto in questione s'apprende inoltre di come sia andata ben oltre i limiti ragionevoli della difesa. Ed ancora: la Commissione Europea respinge, senza tema di smentita, l'accusa mossa a Sakhashvili da Putin, secondo il quale la Georgia si sarebbe macchiata del crimine di genocidio; piuttosto, nel rapporto si legge che è stata la Russia a compiere una vera e propria pulizia etnica del popolo georgiano. Sulla Russia grava l'onerosa colpa d'essersi adoperata perché venisse stimolata la scintilla del conflitto, inducendo Sakhashvili a far il primo passo: nella fattispecie, Putin ha evitato di contenere le aggressioni, benché se ne fosse assunto il compito mediante la nomina di peacekeepers nell'Ossezia del Sud ed in Abkazia; ha riversato, oltre i limiti del mandato, una fiumana di truppe militari in Georgia (sulle barbarie di Ramzan Kadyrov in Cecenia, poi, ci sarebbero da spender parole di profonda riprovazione e condanna senza mezzi termini: l'associazione per i popoli minacciati ha reso noto che circa il 70% degl'assassinii, gli stupri, le torture, i rapimenti, sotto il tacito e colpevole beneplacito del governo russo, recan la paternità del suo personale esercito, il kadyrovtsy, composto da tremila uomini). Il riconoscimento di Putin dell'indipendenza dell'Ossezia del Sud e dell'Abkazia è stato dichiarato illegale nella stessa misura dell'annessione dell'Abkazia (territorio estraneo al conflitto). Su Sakhashvili, stando ai rapporti sopra menzionati, pesa lo spettro della responsabilità d'aver distaccato e fatto ricorso ad artiglieria pesante contro il contingente russo in seguito all'ingresso di quest'ultimo in Ossezia del Sud, trovandosi, in tal modo, in balìa della subdola morsa ordita da putin, che, agitando forsennatamente lo spauracchio del colpo di mano in una morbosa bramosia di portar a compimento le sue mire espansionistiche, non stava nella pelle di cinger d'assedio le regioni indipendentiste della Georgia, così come fece - in altri contesti geo-politici - con altre popolazioni afflitte da drammi che affondan le loro radici in un passato nemmeno tanto remoto: ad esempio, gli zar prima, Stalin poi, han oppresso i ceceni, razziandoli, sterminandoli; rendendosi in pratica responsabili di un genocidio (nel 1944, Stalin ridusse la popolazione cecena a 250mila persone, attraverso una deportazione forzata nelle steppe del Kazakistan di centinaia di migliaia di ceceni, adducendo a pretesto di questo crimine il fatto che i ceceni avrebbero suggellato patti di tacita alleanza coi tedeschi. Negl'anni seguenti, sarebbe risalita a circa un milione).

 

Ora riporto la ricostruzione - avvalendomi d'un ampio virgolettato stilato di pugno da Simona Chiti, un'ottima giornalista che collabora con Gabriele Paradisi nella gestione del blog di controinformazione Cieli Limpidi - degl'avvenimenti che ruotan attorno a questo conflitto...

1) In agosto 2007, un aereo militare russo lancia un missile sul territorio georgiano: il missile non esplode e la Georgia quindi ne raccoglie i resti. La Russia nega di avere responsabilità nell’accaduto e sostiene che si è trattato di una montatura della Georgia. La Georgia non reagisce militarmente all’incidente. Due commissioni investigative internazionali confermerenno la versione Georgiana dell’incidente, mentre la commissione russa arriverà a conclusioni contrarie. Faccio notare che il fatto avvenne in agosto (leader tutti in ferie). http://en.wikipedia.org/wiki/2007_Georgia_missile_incident

2) A metà aprile di quest’anno - si parla del 2008, a scanso d'equivoci - le forze militari russe si assembrano lungo il confine con la Georgia, mentre i gruppi separatisti dell’Ossezia del Sud organizzano un tentativo di liberarsi dalla sovranità georgiana: stringono con il governo di Mosca un legame ufficiale di cooperazione. La Russia riconosce ufficialmente vari documenti preparati dai separatisti, che chiedono di collaborare con la Russia. La presenza militare russa lungo il confine intendeva impedire una reazione militare della Georgia. Di nuovo, la Georgia non ricorre all’uso della forza. http://www.civil.ge/eng/article.php?id=17591

3)  Pochi giorni dopo, quando il governo di Tiblisi comincia a denunciare all’attenzione internazionale le attività russe, un MIG russo viola lo spazio aereo della Georgia e colpisce un drone militare da ricognizione georgiano. http://www.nytimes.com/2008/04/22/world/europe/22georgia.html?_r=3&hp&oref=slogin&oref=slogin&oref=slogin

4) A fine aprile la NATO avverte la Russia di essere preoccupata del massiccio dispiegamento di truppe sui confini della Georgia, come se la Russia stesse preparando una invasione. http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7375736.stm

5) In maggio il governo riceve un ampio consenso elettorale alle elezioni parlamentari che vengono giudicate assolutamente libere da vari osservatori internazionali. http://www.nytimes.com/2008/05/23/world/europe/23georgia.html?_r=2&hp&oref=slogin&oref=slogin

6) A fine maggio un’indagine indipendente delle Nazioni Unite conferma che la Russia ha commesso un atto di guerra contro la Georgia. http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/2032927/Russia-committed-act-of-war-against-Georgia,-says-UN.html

7)  Sempre i primi di giugno la Russia invia nuove truppe ai confini con la Georgia e il ministro degli Esteri russo rincara la dose: “Mosca si rifiuta di discutere con Tiblisi sulla legalità dell’impiego di ulteriori truppe e armamenti in Abkazia, perché le truppe si trovano lì per prevenire una guerra lampo della Georgia” http://www.reuters.com/article/worldNews/idUSN0141258820080602?feedType=RSS&feedName=worldNews

8) Appena la Georgia comincia a diffondere la notizia della possibilità di annessione alla NATO, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov dichiara: “abbiamo spiegato alla Georgia che il suo desiderio di entrare nella NATO non aiuterà la soluzione dei problemi con l’Abkazia e l’Ossezia; porterà a nuovi spargimenti di sangue.” (a gennaio una schiacciante maggioranza di cittadini georgiani aveva votato a favore dell’annessione alla NATO). http://www.jamestown.org/edm/article.php?article_id=2373158

9) In luglio, ignorando l’ammonimento della NATO, la Russia comincia l’invio di aerei da combattimento nello spazio aereo georgiano. Simultaneamente il leader osseto allineato con Tiblisi subisce un attentato. Il governo georgiano protesta e richiama l’ambasciatore a Mosca per consultazioni, ma non intraprende azioni militari. http://georgiandaily.com/index.php?option=com_content&task=view&id=4102&Itemid=65

La Russia a questo punto aveva praticamente cessato di riconosce l’integrità territoriale della Georgia, che invece è riconociuta internazionalmente. Quello che è accaduto a partire dal sei agosto ce lo descrive Socor nell’articolo che ho tradotto:

10) Dal 6 al 7 agosto, truppe di mercenari pesantemente armati aprono il fuoco contro alcuni villaggi georgiani, mentre le autorità secessioniste rifiutano i colloqui con Tiblisi. Gli attacchi aumentano di intensità nel giro di pochi giorni: “forze ribelli cominciano col distruggere l’antenna delle trasmissioni del sistema telefonico cellulare georgiano. Forze armate e paramilitari erano calate allora dalla Russia in Ossezia del Sud attraverso la galleria Roki, controllata dai russi [notizia da confermare perché non ho trovato altri riscontri]. Gli ufficiali russi in Georgia avevano dichiarato che le forze di attacco erano fuori dal controllo dei russi. Gli ufficiali di Mosca, nel frattempo, avevano giustificato gli attacchi, direttamente ed indirettamente, accusando la Georgia di aggressione.”

11) Alle 18:00, ora locale, del 7 agosto, il presidente georgiano Mikheil Saakashvili parla in diretta alla TV nazionale e annuncia un cessate il fuoco unilaterale, chiedendo all’altra parte di interropmpere le ostilità. Usando termini concilianti Saakashvili chiedeva una trattativa “in qualsiasi forma”; riaffermando la sempre valida offerta di completa autonomia all’Ossezia del Sud; proponendo che la Russia facesse da garante per quella soluzione; offrendo amnestia generale; e chiedendo l’intervento della comunità internazionale perché cessassero le ostilità (Rustavi-2 TV, 7 agosto).

12)  Dopo il discorso di Saakashvili, gli attacchi ai villaggi georgiani si sono intensificati. Il villaggio di Avnevi è stato praticamente distrutto, cannoneggiate Tamarasheni e Prisi, e la stazione di polizia di Kurta, sede dell’amministrazione Sanakoyev, è stata sventrata da fuoco d’artiglieria. Questi attacchi forzano Tiblisi a prendere iniziative difensive [che questi fatti sono avvenuti dopo il discorso di Saakashvili sembra confermato dai corrispondenti sul luogo].

13) Alle 20:00, ora locale, del 7 agosto, la Georgia risponde al fuoco. Durante la notte, le forze georgiane, comprese colonne armate, cominciano ad avanzare verso Tskhinvali, il centro amministrativo delle autorità secessioniste.

14) In risposta, le forze armate russe attraversano il confine Georgiano e attaccano la popolazione, spingendola fuori dall’Ossezia e seguendoli nel territorio georgiano anche oltre l’Ossezia.

15) Appartamenti civili nella città di Gori vengono cannoneggiati e l’esercito russo bombarda anche l’aeroporto civile appena fuori la capitale Tiblisi. Quando la Georgia chiede il cessate il fuoco, l’esercito russo ignora l’appello, e prosegue l’avanzata.

16) Il 10 agosto la Russia penetra in Georgia anche dall’Abkazia. L http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7554507.stm

Fonte del virgolettato: http://www.paologuzzanti.it/?p=773#comment-70608

 

Gli obiettivi che si nascondono dietro l’offensiva russa in Ossezia, ovvero un articolo a firma di Vladimir Socor tradotto in italiano dalla già menzionata giornalista Simona Chiti

Questo interessante articolo fa breccia in quel velo di disinformazione, anzi disinformatija sovietica, adagiatasi sui retroscena, culminati poi in una guerra che avrebbe ingiustamente condannato alla damnatio memoriae Sakhasvili: traccia una panoramica più discorsiva - e meno schematica - sull'argomento, restituendo un quadro geo-politico più chiaro e completo rispetto al precedente virgolettato (gli ultimi due paragrafi son già stati parzialmente ripetuti, ma... repetita juvant!).

Come avevo anticipato Mosca ha dato avvio ad un’operazione offensiva militare contro la Georgia e l’Ossezia del Sud. Sebbene tutti attendessimo che l’offensiva sarebbe scoppiata nell’Abkazia del Nord e sebbene possa del resto ancora materializzarsi anche lì, la Russia ha spostato il fronte dell’attacco sull’Ossezia del Nord. I forti attacchi avvenuti nella notte tra i 7 e l’8 agosto nell’Ossezia del Sud non hanno lasciato altra scelta a Tiblisi che rispondere. Proseguire con l’embargo avrebbe provocato danni irreprabili in termini di perdite di vite umane, territoriali e politiche. Le operazioni militari e propagandistiche russe portano lo stesso marchio delle sue guerre lampo in Transnistria nel 1992 e in Abkazia nel 1993. La risposta difensiva della Georgia nell’Ossezia del Sud a partire dall’8 agosto rientra pienamente nei diritti legali di difesa di una nazione secondo la legge internazionale e sono commisurati agli attacchi subiti. La Russia ha sempre programmato i suoi attacchi militari alla Gerogia in agosto, quando i leader europei sono in vacanza. Quest’anno, comunque, le operazioni sono state sistematiche, più durevoli, e considerevolmente più intense in termini di escalation rispetto a quelle degli scorsi anni.


Dopo aver concentrato formazioni militari supplementari in Abkhazia questa primavera e aver rafforzato le infrastrutture militari, sempre in quella zona, all’inizio dell’estate, Mosca ha spostato il fronte di escalation nell’Ossezia del Sud.
Il 3 luglio un attentato ha avuto come obiettivo Dmitry Sanakoyev, capo del governo di amministrazione provvisoria dell’Ossezia del Sud sostenuto da Tiblisi, che controlla almeno un terzo del territorio della regione. L’esplosione aveva ferito le guardie del corpo di Sanakoyev. Il 9 luglio Mosca aveva ammesso che aerei militari russi avevano volato in missione sullo spazio aereo dell’Ossezia del Sud. Quell’azione mirava a scoraggiare la Georgia dall’inviare veicoli aerei da ricognizione senza pilota (UAVs), in questo modo impedendo a Tiblisi di monitorare gli spostamenti militari russi in quell’area. Una serie di attentati lungo le strade avevano poi colpito alcuni mezzi di pattuglia della polizia georgiana. Nella seconda metà di luglio e nei primi giorni di agosto, truppe ossete comandate dalla Russia sotto le autorità dell’Ossezia del Sud guidate dalla Russia, avevano sparato ripetutamente contro villaggi controllati dalla Georgia, forzando la polizia georgiana a rispondere all’offensiva.

Nel frattempo, i media russi controllati dal governo orchestravano la fobia di una guerra, dichiarando che la Georgia aveva intenzione di attaccare. Nel Caucaso del Nord compiacente alla Russia, i capobanda cosacchi al soldo del governo intanto minacciavano di mandare “volontari” per combattere contro la Georgia. Le autorità dell’Ossezia del Nord, apparentemente a conoscenza dei piani di Mosca, mostravano nervosismo alla prospettiva di ritrovarsi coinvolti in un’operazione militare importante a nome delle loro regioni del sud.


Gli obiettivi dietro l’operazione di Mosca sono tre, ciascuno con una sua tempistica. L’obiettivo immediato è ristabilire l’autorità del ruolo della Russia come unico negoziatore e gestore delle operazioni di “pacificazione”. Colpendo incessantemente le posizioni georgiane e aumentando l’intensità degli attacchi ogni giorno che passa, Mosca spera di forzare la Georgia a reagire contro le strutture controllate dalla Russia per cercare di alleggerire la tensione. Inoltre, Mosca vuol forzare Tiblisi a riconoscere un ruolo dominante alla Russia come “garante” di un eventuale futuro nuovo assetto politico.
L’obiettivo successivo, che nei tempi si sovrappone al primo, è quello di prendere il controllo dei villaggi controllati dalla Georgia nell’Ossezia del Sud. La sequenza degli attacchi a partire dal 6 agosto dimostra la volontà di ridurre il territorio controllato dall’amministrazione di Sanakoyev a dimensioni insignificanti o addirittura riuscire a rimuoverlo del tutto dall’Ossezia. Se questo dovesse riuscire, l’iniziativa potrebbe essere ripetuta dalle forze russe e dai suoi mercenari nell’Abkazia del Nord, che cercano di sfrattare le autorità fedeli a Tiblisi.


Il fine politico strategico è quello di dissuadere la NATO dall’approvare il progetto di integrazione della Georgia all’alleanza, previsto per l’incrontro di dicembre 2008 o quello di aprile 2009. Più nell’immediato, Mosca cerca di deragliare la visita del Consiglio nord-atlantico in Georgia, prevista per settembre, o almeno di influenzare le decisioni sull'eleggibilità della Gerogia a rientrare in un Membership Action Plan [MAP: progetto che prevede di fornire assitenza alle nazioni che vogliono unirsi all’alleanza, nota mia]. Poiché i “russofili” della NATO insistono nel sostenere che i conflitti irrisolti squalificano la Georgia per poterla includere in un MAP, la Russia cerca di dimostrare che questi conflitti sono davvero irrisolti. La mancata approvazione di un MAP per la Georgia al summit dell’aprile 2008 ha rinvigorito la baldanza della Russia nell'escalation delle operazioni contro la Georgia.
Mosca cerca anche di dissanguare economicamente la Georgia, forzandola a operazioni militari prolungate. La Russia non può tollerare le ottime performances economiche dei governi filo-occidentali ai suoi confini. Consapevole, inoltre, che il goveno georgiano è responsabile nei confronti dell’opinione pubblica, Mosca cerca di forzare il governo a scegliere tra il cedere al rischio di ripercussioni interne o, in alternativa, imbarcarsi in un confronto molto oneroso.


Le similitudini con gli interventi militari russi dei primi anni ’90 in Transnistria ed Abkazia sono inevitabili. In quegli scenari i media russi crearono un’atmosfera isterica da “orlo della guerra”, dipingendo quelle piccole regioni obiettivo degli attacchi come pericolosi aggressori. Le truppe dei mercenari armati dai russi, già in posizione sull’obiettivo, attaccarono le strutture e le sedi dei governi.
Funziona così: i cosacchi e i “volontari” del Caucaso del Nord vengono inviati. Le autorità russe possono dichiarare che gli attacchi sono avvenuti per loro iniziativa individuale, fuori dal controllo di Mosca. L’intelligence militare russa coordina le operazioni, mentre le forze di aria e di terra forniscono la copertura e sono pronte all’intervento diretto nel caso che la nazione obiettivo degli attacchi cerchi di difendersi. Il passo finale di questo scenario è che i “pacificatori” russi continuano a mietere guadagno di territorio.


Dal principio alla fine della crisi, la maggior parte dei governi occidentali si è dimostrata confusa, e reagisce in modo irrilevante chiedendo “controllo” ad ambo le parti; infine, a fatto compiuto, tollera la Russia.
Questo scenario ha cominciato a svelarsi nell’Ossezia del Sud a fine luglio. Il 6 e 7 agosto, truppe di mercenari pesantemente armati avevano aperto il fuoco contro alcuni villaggi geogiani, mentre le autorità secessioniste avevano rifiutato i colloqui con Tiblisi. Le forze di attacco avevano cominciato col distruggere l’antenna delle trasmissioni del sistema telefonico cellulare georgiano. Forze armate e paramilitari erano calate allora dalla Russia in Ossezia del Sud attraverso la galleria Roki, controllata dai russi. Gli ufficiali russi in Georgia avevano dichiarato che le forze di attacco erano fuori dal controllo dei russi. Gli ufficiali di Mosca, nel frattempo, avevano giustificato gli attacchi, direttamente ed indirettamente, accusando la Georgia di aggressione. (Interfax, Itar-Tass, TV russa, 4-7 agosto).


Alle 18:00, ora locale, del 7 agosto, il presidente georgiano Mikheil Saakashvili parla in diretta alla TV nazionale e annuncia un "cessate il fuoco" unilaterale, chiedendo all’altra parte di interrompere le ostilità. Usando termini concilianti Saakashvili chiedeva una trattativa “in qualsiasi forma”; riaffermando la sempre valida offerta di completa autonomia all’Ossezia del Sud; proponendo che la Russia facesse da garante per quella soluzione; offrendo amnestia generale; e chiedendo l’intervento della comunità internazionale perché cessassero le ostilità (Rustavi-2 TV, 7 agosto). Dopo il discorso di Saakashvili, gli attacchi ai villaggi georgiani si sono intensificati. Il villaggio di Avnevi è stato praticamente distrutto, cannoneggiate Tamarasheni e Prisi, e la stazione di polizia di Kurta, sede dell’amministrazione Sanakoyev, è stata sventrata da fuoco d’artiglieria. Questi attacchi hanno forzato Tiblisi a prendere iniziative difensive. Alle 20:00, ora locale, del 7 agosto, la Georgia ha risposto al fuoco. Durante la notte, le forze georgiane, comprese colonne armate, hanno cominciato ad avanzare verso Tskhinvali, il centro amministrativo delle autorità secessioniste. Questa azione della Georgia ha per adesso impedito che si ripetesse nel 2008 lo stesso scenario del 1992-93.

Fonte del virgolettato: http://www.paologuzzanti.it/?p=773#comment-70608

 

Un bel film con Andy Garcia nelle vesti del presitente georgiano Sakhashvili  sui cinque giorni di guerra fra Russia e Georgia

 

  Qui il rimando al film integrale

 

 

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