...IN ITALIA

Premesse

Questa serie di postille altro non è che un datato compendio, vergato di mio pugno informandomi un po' in giro per il web (per lo più attingendo da testate giornalistiche, libri e qualche blog che reputo serio), di parte dei privilegi di casta che infestano l'Italia nei suoi burocratici meandri politici.

 

I lauti emolumenti dei nostri parlamentari

Ben lungi da me il benché minimo intento di far leva sull'indignazione di pancia e su facili pigli demagogici in merito alla controversa questione delle remunerazioni di deputati e senatori, riporto dati incontrovertibili risalenti al 2007 - reperibili, ad onor di cronaca, sul sito della Camera dei Deputati - sull'esatto ammontare del guadagno netto dei parlamentari.

Quel che vien comunemente definito stipendio, in gergo tecnico prende l'accezione di indennità parlamentare, ed ammonta a 5.486,58 euro. Quota, quest'ultima, da intendersi al netto delle spese previdenziali (784,14 euro); di quelle assistenziali (526,66 euro); dell'assegno vitalizio (1.006,51 euro); e delle ritenute fiscali (3.899,75 euro). A questa voce se ne aggiungono altre due: la diaria ed i rimborsi <<per le spese relative al rapporto fra eletto ed elettore>>. La prima, che consiste nel rimborso delle spese di soggiorno a Roma, s'attesta attorno ai 4.000 euro; la seconda, invece, ammonta a 4.190 euro. Tirando le somme, ogni parlamentare percepisce un emolumento netto di circa 13.680 euro ogni mese (dati prudenzialmente ribassisti).

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Premessa

Nonostante la mia ultima, arrancante esperienza lavorativa, rivelatasi disastrosa e conclusasi oramai da un po' senza colpo ferire, nel settore dell'energia, non posso di certo dire di non averne assimilate, di nozioni, che intendo, hic et nunc, trasporre in calcoli spiccioli in questa postilla divulgativa. L'intento è quello di tracciare una onesta panoramica generale di alcuni settori dello scenario green, ponendone l'enfasi sui dati, senza troppi fronzoli discorsivi riguardo aspetti facilmente reperibili su internet (struttura, tipologia, installazione, ecc...). Data la lunghezza del post (mi ci son volute quattro sere ed altrettante notti per stilarlo), ognuno legga solo ciò che più gli preme passando al vaglio i titoli dei paragrafi. Tengo a specificare di non esser né un esperto né un professionista, ma solo un divulgatore dilettante.

 

 

Qualche dato sui consumi d'energia nelle sue varie forme, in Italia, in Europa e nel resto del mondo

Il gas naturale in Italia...

Nell'ottima puntata di Report dedicata all'Eni ed a Gazprom s'apprende di come l'Italia consumi ogni anno dai 70 agli 80 miliardi di metri cubi di gas, 20 dei quali provenienti dalla Russia; la bolletta del gas sia del 30% più cara rispetto alla media europea; i contratti di approvigionamento a lungo termine con la Russia, i cosiddetti take or pay, risultino gravosi sul costo della bolletta; Eni abbia venduto metà del pozzo Elephant a Gazprom, permettendo a quest'ultima d'accedere al mercato libico; Scaroni, nel 2007, abbia prolungato i già pluriennali contratti take or pay senza farsi cura di patteggiarne prezzi più abbordabili con la Russia, con la conseguenza d'una levitazione dei prezzi sulle bollette.

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Premessa

In Italia si dà sempre più di sovente sfogo alle facili indignazioni di pancia in una compagine politically correct imperniata sullo sputtanamento per partito preso degl'italiani, una balorda moda salottiera che fa da contraltare ai ragli popululistico-demagogici dei Salv(inas)ini od i Grillo di turno. Prima che gli snob della sinistra altolocata s'indignino fra una degustazione di Cognac ed un assaggio di caviale, o prima che i nazi-comunisti cingan d'assedio una qualche vetrina di negozio in segno di protesta (e poi anche perché la proprietà privata è un furto) con una molotov messa a punto nel lerciume d'un qualche centro sociale, una puntualizzazione di semplice informazione corretta è quantomeno d'uopo! D'accordo?

 

Cosa dicono veramente le leggi dell'UE e l'Italia su profughi e clandestini nella condizione di naufraghi

La Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea fa eco alla Convenzione di Ginevra in merito allo status dei profughi:

gli stati non possono rinviare i rifugiati in paesi dove questi sono perseguitati e rischiano la vita.

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Premessa

Come ripromessomi, affronto un impegnativo argomento di politica fiscale: quello della flat tax. Nonostante il provocatorio titolo di questo post, procuro di d'imprimervi un orientamento il più possibile obiettivo. Da un po' di tempo a questa parte, furoreggian a spron battuto fior di bordate, dal facile piglio emotivo, in materia fiscale, come quella di Salvini in merito alla delicata vexata quaestio sull'irpef et similia.

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Un'introduttiva stoccata  in punta di fioretto

 Quel che gl'erinacei radical chic sullo ius soli e sui talassici espatri d'oltremare trascuran, fra una socialistica degustazione e l'altra di formaggi e vini pregiati (adunatisi a concilio tutti assieme alla tavola rotonda di quel partito di snobisti ed altolocati di riva gauchista del compagno Alexis Tsipras, che, chissà perché, vien rivestito quasi d'un'aura di messianica deferenza), tanto per remar controcorrente nel mare magnum del politicamente corretto, è che in nessuno dei 27 Stati della Comunità Europea vige lo ius soli nella sua più ampia accezione: lo ius sanguinis, infatti, trova applicazione, in linea generale, in quei Paesi sorretti da un solido retroterra storico e culturale; viceversa, lo ius soli è più appannaggio di quei popoli di recente formazione, dai retaggi culturali poco radicati e ben s'attaglia ai Paesi caratterizzati da una vastità territoriale notevole (gli Stati Uniti ne son forse l'esempio più emblematico). Un'eventuale applicazione dello ius soli puro in Italia rappresenterebbe un unicum, oltreché un vulnus  - e lo si capirà in seguito - per le nostre strutture assistenziali e sanitarie (già parlare d'una sua variante temperata è un altro paio di maniche).

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