Al di là dell'antisemitismo di Lars Von Trier (aspetto chiaramente giustificabile dai soliti radical chic vendoliani come provocazione fine a sé stessa da contestualizzare nelle sue bizzarrie comportamentali ed anti-imperialistiche), quelli che lo consacran ad icona dell'anticonformismo anche per via d'un qualche eccesso eroticheggiante a far da sfondo ad alcune delle sue opere cinematografiche, forse van trascurando di come sia precipitato di schianto fuori tempo massimo (9 songs, Shortbus, Baise Moi, et similia orribilia) nel pantano della sessualità esplicita: trama improbabile in cui un emaciato, cinereo ebreo nella sua senescenza più grinzosa - esagero - ritrova, svenuta, una ninfomane bruttina più che mai, nonché colma d'ecchimosi in volto riconducibili ad un pestaggio, distesa a terra in un qualche vicolo oscuro di città; naturalmente le presta il dovuto soccorso portandola a casa propria. Ridestatasi un pochino pochetto, la ninfo in questione si produce in una confessione di tutte le sue smargiassate di gioventù, imbastendo con l'ometto ebreo dialoghi sul senso della vita e via cianciando:

s'alzan quindi i sipari sopra un di lei ampio e particolareggiato flashback, inframezzato da ritorni alla realtà in cui lui dà un dimesso e mai arrogante sfoggio di tutta la sua tuttologia in virtù di spiegazioni intimamente e castamente partecipate ed accompagnate da immagini esemplificative che appaion in sovraimpressione nello schermo di noialtri, minorati e mentalmente imbolsiti telespettatori scevri della benché minima facoltà di raziocinio tale d'afferrarne il senso del discorso senza l'ausilio dei disegnini; un ampio e particolareggiato flashback suddiviso in capitoli, da quello introduttivo ad un a me ignoto epilogo (non son riuscito a sorbirmelo fino alla fine per ko mentale), tracciando una spirale discendente d'amplessiche dipendenze, in una crudele alchimia d'ineluttabili assuefazioni pelviche. Piuttosto, rifatevi gl'occhi con La vie d'Adele: film realistico, coinvolgente, splendidamente recitato. Dulcis in fundo, via al carosello dei luoghi comuni: in Italia c'è troppo puritanesimo per poter ospitar Lars! Ma per favore! Anche il pluri-ospitato Tinto Bras è incappato in questa sedicente cappa di puritane censure? E poi ad Udine non vien indetto il cosiddetto Far East Film Festival, in cui vengon presentati films anche più crudi di quelli del vostro amato LarSchutzstaffeln? Inutile che celiate la vostra scarlatta e cangiante d'erubescenti cromie coda col marchio di Sel: gira e rigira, c'è sempre Vendola sotto.

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