Un paio d'anni fa uscì l'ultimo film di Robin Williams: Boulevard, forse - chissà - un epitaffio presagistico delle sue estreme intenzioni. Si cala nelle vesti d'un uomo di banca, Nolan, che vive, in forza delle sue adombrate tendenze omosessuali, una tormentata vita con la moglie, Joy, insegnante d'inglese, caparbia nella sua volontà d'abbattere questo muro di latente separazione coniugale.
Tutte le sceneggiature sfumano claustrofobicamente in cromie cupe a rivaleggiare con un profondo malessere interiore di Nolan che in lui prorompe in rassegnati sguardi spenti, dimessi.
Di quell'energia vitale che lo faceva da traino in Patch Adams, Good Morning Vietnam, L'Attimo Fuggente (giusto per menzionare alcuni dei suoi film a sfondo drammatico, senza nulla togliere a quelli da famiglia, quali Hook-Capitan Uncino e Mrs Doubtfire), in Boulevard non ve n'è più traccia.
Interpretazione magistrale di Robin, che, ancora per l'ultima volta, ha dato prova delle sue immense capacità drammaturgiche (e non lo dico perché è sempre stato il mio attore preferito, parimenti con Al Pacino!). Sempre composto, mai volgare, animato da benevoli intenti nel tender la sua mano (perché uno la può pure tender con doppi, tripli fini!).
Ha lasciato un vuoto immenso nel mondo del cinema, secondo me.
Boulevard - It's never too late to make a u-turn
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